Piccolo paese, avamposto nella provincia di Salerno, incuneato tra Lucania e Irpinia, situato nella parte occidentale  e più alta della Valle del Sele, sul Monte Pennacchio. Il terremoto del 23 novembre 1980 non lasciò pietra su pietra, spezzando oltre trecento vite umane. Il sisma spezzò definitivamente l’identità di un paese già provato dalla forte ondata di emigrazione.

Questa comunità è rimasta per anni “spaesata”. A distanza di oltre venti anni da quell’infausto evento, lentamente cercando le forze dentro di sé, quel nucleo di superstiti, sta faticosamente riacquistando una nuova identità. Una comunità che punta prevalentemente sui giovani nati e cresciuti numerosi dopo il terremoto.

I boschi sono ricchi di lecci, faggi, querce, castagneti e roverelle. L’abbondante fauna è costituita da lupi e cinghiali. 

Da visitare il Castello D’Anna, una delle testimonianza più significative dell’architettura fortificata con portali lapidei risalenti al XVII sec. con conci decorati all’ingresso principale.

Storia di Laviano

L’illustre archeologo Corcia, che qui ebbe i natali, fa risalire le origini di Laviano ai Sabini e lo definisce ultimo villaggio degli Ursentini; lo stesso nomeLavianum sarebbe un termine sabino forse feudo rustico della “gens Lavia”. Alcuni ritrovamenti archeologici in queste zone testimoniano la presenza di popolazioni sannitiche già dal V secolo a.C. E’, altresì, noto che da sempre la sua storia è stata segnata dalla presenza dei boschi: basti pensare che già nel periodo romano l’attività portante produttiva era quella del legname e che dal I sec. a. C.

A Laviano è stata ritrovata un’importante epigrafe che testimonia e accerta la presenza di un collegium dendrophorum nella zona. Dendoforo era il nome del sacerdote che durante le feste greche di Dionisio e Demetrio, e poi quelle romane di Attis e della Magna Mater, portava i rami degli alberi. Il collegium dendrophorum, quindi, era una corporazione tra le cui principali attività ricadeva il commercio di legname, in particolare di specie autoctone d’alto fusto, quercia, faggio e conifere, maggiormente richieste per la cantieristica navale.

Nei secoli successivi i territori di Laviano furono possedimento di diversi signori (Conte Orso, feudatario di Siconolfo, principe di Salerno, Ottone di Brunswik) secondo le dinastie (famiglia Lancia, D’Alemagna, Gusman, Caraffa e D’Anna) e dominazioni che si sono succedute. Ricordiamo in particolare che, sotto i Normanni, fu creata la Contea di Laviano, mentre in epoca longobarda il luogo apparteneva a Conza. Ne fu conte Guglielmo, che prese il cognome “Laviano”; si suppone che fu proprio quest’ultimo il fondatore del castello Svevo-Normanno i cui ruderi ne testimoniano il periodo di costruzione, che va dalla fine del X alla metà del secolo XI. Tale contea ha avuto una certa importanza dato che dalla medesima dipendevano a livello militare ed amministrativo vari paesi circostanti. A Guglielmo è successo Oddone, poi sconfitto dal Duca di Brienne mandato dal Papa Innocenzo III.

 

Monumenti e bellezze naturali

  • Castello D’Anna, una delle testimonianza più significative dell’architettura fortificata con portali lapidei risalenti al XVII sec. con conci decorati all’ingresso principale
  • Fontana del Tritone
  • Resti del tempio dedicato a Giove
  • Chiesa di Santa Maria della Libera a navata unica con altare in marmi policromi lavorato d’intarsio
  • Aree attrezzate di Melito, Franzino e Valle Piana
  • Oasi dei Monti Eremita-Marzano
  • Boschi di Spagarino, Montagna Grande, Cerreta e Faito.
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    Foto di Laviano

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