Per chi ama vivere pienamente la natura, ha un fisico in forma, curiosità ed entusiasmo esiste la possibilità di intrapendere un itinerario davvero notevole che da Contursi Terme, a piedi, seguendo il corso del fiume, lo porterà nell'alta Valle del Sele, nelle propaggini sud orientali dei monti Picentini, ad un'oasi naturalistica di rara bellezza, l'Oasi della Caccia di Senerchia, comune dell'Irpinia, il cui territorio in parte culmina sulla riva sinistra del Sele. Il percorso potrebbe risultare, specie nell'ultimo tratto, impegnativo al punto da scoraggiare i più, ma la visita è comunque d'obbligo per il visitatore della valle, che potrà comunque approdarvi comodamente in auto, seguendo la Fondovalle Sele fino all'uscita di Quaglietta e proseguendo guidato dalla segnaletica del WWF che gestisce quest'area protetta.
Comunque vi si giunga, non si potrà non apprezzarne da subito la particolarità paesaggistica e climatica: l'aria pura e fresca, imbevuta dei profumi delle diverse specie arboree, faggi, cerri, aceri e il raro pino nero, frammisti alle goccioline d'acqua vaporizzate dalla spettacolare cascata di 30 metri, che regala all'aria intorno la sua corroborante energia. Alla cascata si arriva seguendo un sentiero che costeggia il torrente Acquabianca, dalla spumeggiante corrente chiara e trasparente, sentiero da percorrere senza fretta, assaporando gli scorci tra le rocce a picco, dove luce, acqua, verde si fondono, donando al visitatore il beneficio di una naturale cromoterapia. Una natura, quella di Senerchia, che sembra voler sostenere col suo vigore la vita di un comune dalla storia antica, risalente al IX secolo, di una civiltà contadina che ha conosciuto splendori e tragedie, tra cui quella, ancora viva nella memoria, del terremoto dell' ''80, da cui la popolazione ha saputo risollevarsi, con coraggio e caparbietà, ancora una volta. La visitaall'antico abitato parte dai resti del castello longobardo, le mura e una torre cilindrica, siti in posizione elevata, da cui il colpo d'occhio è certamente notevole. Si può osservare l'intero abitato, costruito nel corso dei secoli, che oggi appare diroccato e totalmente abbandonato dopo il terribile sisma. Una vegetazione selvatica s'insinua tra quei resti di case, colmando gli squarci e le ferite inferte a quelle costruzioni fatiscenti, ma stranamente loquaci, che raccontano la loro storia di civiltà e dolore. una testimonianza viva che colpisce e stupisce. L'antica Chiesa Madre non esiste più. Al suo posto, poco distante, la sua ricostruzione, che accoglie, in segno di continuità, tutto quanto si è riusciti a recuperare dalle macerie della vecchia Chiesa, testimonianze ricche di patos, tra cui il Crocefisso senza braccia, o la trave di legno dell'antica Chiesa Madre. La Chiesa del santo Patrono, S. Michele Arcangelo, invece ha subito meno danni ed oggi appare restaurata. E' una costruzione romanica del XII sec., posta in alto sul borgo antico. Accoglie, tra l'altro, un'interessante statua lignea del santo risalente al 1300. Il culto del Santo Arcangelo ci riporta al tema delle grotte, di cui la zona è ricca. In particolare si consiglia la visita alla grotta Profunnata, sul versante orientale del monte Polveracchio, all grotta del Diavolo e a quella della Madonna di Senerchia. Al centro del nuovo abitato si può fare una sosta per una visita al museo del Lupo. Questo animale, protetto, fa infatti parte della fauna locale insieme a molte altre specie, come volpi, martore gatti selvatici, tassi e faine, nonchè volatili quali l'allocco, la poiana, il picchio nero,il falco pellegrino e l'aquila che, con pazienza e fortuna si può sperare di avvistare e seguire nel suo volo elegante sulle alture della valle.
L'Oasi della caccia è aperta da aprile a settembre. Visite il sabato e la domenica dalle ore 10 alle 19 (ora legale 20). Gruppi e scolaresche tutti i giorni, su prenotazione.
Tel +39 0827 57258